Nel 2025, il panorama del risparmio italiano si presenta profondamente contraddittorio, caratterizzato da un aumento dei depositi bancari accompagnato da una crescente ansia finanziaria tra i cittadini. Secondo l’Osservatorio Edufin 2025, il 73% degli italiani dichiara di vivere una forma di ansia finanziaria, alimentata da inflazione persistente, incertezze geopolitiche e una diffusa sfiducia nei mercati finanziari. Questo stato emotivo non rappresenta un fenomeno marginale, ma piuttosto la manifestazione di un cambiamento profondo nel comportamento dei risparmiatori italiani, che accumulano capitale non per progettualità futura, ma come riflesso di difesa di fronte alle incertezze economiche contemporanee. La recente indagine Acri-Ipsos 2025, presentata in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio, conferma questa tendenza, rivelando come gli italiani si riscoprano prudenti ma non rassegnati, cercando stabilità in un contesto economico ancora segnato da tensioni internazionali e clima di incertezza globale.
Il profilo del risparmiatore italiano contemporaneo
Il profilo del risparmiatore italiano resta dominato dalla prudenza, con una propensione al rischio particolarmente bassa che si riflette chiaramente nelle scelte di allocazione del capitale. Nel corso del 2025, il 49% degli investitori ha incrementato la quota in obbligazioni e Buoni del Tesoro Poliennali, mentre la liquidità detenuta sui conti correnti è salita al 19%. Questo dato rappresenta una quota significativa e rispecchia la preferenza diffusa per strumenti caratterizzati da garanzia dello Stato e basso rischio di perdita. Al contrario, le azioni hanno subito un calo considerevole, scendendo all’8%, un livello che conferma la difficoltà strutturale degli italiani a immaginare il lungo periodo come orizzonte d’investimento naturale. Secondo l’indagine Acri-Ipsos 2025, il 37% degli italiani preferisce tenere i propri risparmi in liquidità , direttamente sul conto corrente o in contanti, mentre il 22% utilizza conti deposito specifici e il 19% si affida a fondi comuni o ETF. Le polizze assicurative e i fondi previdenziali, strumenti più sofisticati, raccolgono solo il 14% delle preferenze.
Questa distribuzione riflette una realtà sottostante: gli italiani continuano a preferire la massima semplicità e trasparenza negli strumenti di risparmio, evitando consapevolmente prodotti finanziari complessi. L’analisi dell’Osservatorio Edufin 2025 evidenzia come il livello di ansia sia inversamente proporzionale al grado di alfabetizzazione finanziaria. Minori conoscenze finanziarie generano una percezione distorta dei rischi, con conseguenti scelte meno consapevoli. Questo circolo vizioso rappresenta uno dei principali ostacoli alla crescita dell’educazione finanziaria nel Paese.
L’impatto delle emozioni sulle decisioni di investimento
Un aspetto particolarmente rilevante emerso dalle indagini 2025 riguarda il ruolo preponderante delle emozioni nelle decisioni finanziarie degli italiani. La metà degli intervistati ammette che le emozioni influenzano spesso o sempre le proprie decisioni d’investimento, con una netta prevalenza della paura delle perdite, che raggiunge il 68% del campione. Questa dimensione emotiva è strettamente collegata alle incertezze economiche e geopolitiche che caratterizzano il contesto globale, nonché alla mancanza di punti di riferimento stabili e al timore crescente del futuro, che rendono sempre più difficile gestire razionalmente le scelte relative al proprio denaro.
L’incertezza economica e geopolitica ha generato un ambiente in cui la gestione delle emozioni legate al denaro rappresenta una sfida particolarmente complessa. Gli italiani si trovano a dover navigare un panorama caratterizzato da volatilità dei mercati, fluttuazioni delle valute, rischi geopolitici e prospettive occupazionali incerte. In questo contesto, il ricorso a strumenti di information seeking si è diversificato: mentre tradizionalmente gli italiani si affidavano a consulenti bancari e media specializzati, oggi anche l’intelligenza artificiale, in particolare ChatGPT, emerge come fonte informativa considerata affidabile dal 12% del campione. Questo dato suggerisce una trasformazione nei modi e nei luoghi attraverso cui i cittadini cercano orientamento nelle proprie scelte finanziarie.
Le disparità territoriali e demografiche nel risparmio italiano
L’indagine Acri-Ipsos 2025 rivela disparità significative sia a livello territoriale che demografico nel panorama del risparmio italiano. Sul fronte anagrafico, le differenze sono particolarmente marcate: il 55% dei giovani sotto i 35 anni possiede risparmi inferiori a 5.000 euro, mentre solo il 23% degli over 55 si trova nella medesima situazione. Questa differenza generazionale riflette le diverse condizioni economiche affrontate dai giovani negli ultimi anni, caratterizzate da precarietà lavorativa, stipendi più bassi e maggiore difficoltà nell’accesso al credito.
Dal punto di vista territoriale, il Nord conserva livelli mediamente più alti di risparmio, mentre nel Mezzogiorno cresce preoccupantemente la quota di famiglie vulnerabili. Secondo l’indagine di Acri, i risparmiatori fragili, ovvero coloro che non riescono a mettere nulla da parte o che vivono in costante emergenza economica, aumentano di due punti percentuali rispetto all’anno precedente. Questa tendenza rappresenta un segnale di allarme importante, indicando che una porzione crescente della popolazione italiana non dispone di margini di risparmio, vivendo in una condizione di vulnerabilità economica permanente.
Tuttavia, non tutti i segnali provenienti dalle indagini 2025 sono negativi. La fiducia nel sistema economico italiano è infatti salita dal 45% al 47%, e ancora più significativo è l’aumento della fiducia verso il sistema bancario, che è passata dal 41% al 44%. Questi incrementi, sebbene modesti, suggeriscono che gli italiani mantengono una certa resilienza e non sono completamente rassegnati di fronte alle sfide economiche contemporanee.
L’educazione finanziaria come strumento di disinnesco dell’ansia
La fotografia che emerge dalle indagini 2025 evidenzia come il risparmio italiano sia sempre più ostaggio dell’emotività , piuttosto che il frutto di una pianificazione razionale e consapevole. In questo contesto, l’educazione finanziaria assume un ruolo cruciale non più limitato alla mera trasmissione di conoscenze tecniche, ma orientato soprattutto a disinnescare la paura del futuro che caratterizza i cittadini. L’Osservatorio Edufin 2025 sottolinea come sia necessario un cambio di prospettiva: l’educazione finanziaria contemporanea deve affrontare non solo i contenuti tradizionali della finanza personale, ma anche la dimensione psicologica ed emotiva del rapporto con il denaro.
La crescente consapevolezza riguardo alla perdita di potere d’acquisto causata dall’inflazione rappresenta un ulteriore elemento di pressione psicologica sui risparmiatori. Secondo i dati ISTAT, negli ultimi due anni il potere d’acquisto dei capitali rimasti sui conti correnti è diminuito del 9,8%, un calo che ha spinto molti a cercare alternative, anche se continuano a preferire strumenti semplici e a basso rischio come i Buoni fruttiferi, strumenti di risparmio garantiti dallo Stato che offrono rendimento garantito e protezione del capitale. Questo comportamento, sebbene razionale dal punto di vista della conservazione del patrimonio, rappresenta comunque un compromesso tra la ricerca di protezione e l’esigenza di contrastare l’inflazione.
Il quadro complessivo che emerge dalle indagini del 2025 è quello di un’Italia che si riscopre prudente nelle scelte finanziarie, ma che rimane profondamente divisa tra la crescente consapevolezza della necessità di risparmiare e la paralisi emotiva generata dall’incertezza. La strada verso una gestione consapevole del risparmio passa necessariamente attraverso il rafforzamento dell’educazione finanziaria, intesa come strumento capace di coniugare competenze tecniche con consapevolezza emotiva, permettendo ai cittadini di trasformare la paura del futuro in progettualità responsabile.








